13 oct 2017

La poesía che non volle essere scritta






Fui testimone della guerra ancor prima di nascere
Io ero un pezzo di carne che cercava di battere
nel tuo ventre minacciato dall’angoscia

Resistemmo alla fame dei violenti
La pioggia cancellò il silenzio che lasciarono i proiettili
Lavammo i nostri incubi nei fiumi tinti di sangue
e mordemmo l’oscurità divenuta cenere
per affrontare la paura di una nuova alba
con la morte in attesa

Vedemmo madri piangere i propri figli
e mogli che eclissarono il giorno con il lutto nelle vesti
Ci afferrammo ogni notte alla protezione di divinità
che ancora non mostrano il proprio volto
e occultammo i sogni sotto il coprifilo della porta

Il ferro di cavallo della nostra buona sorte
fu la vittima benedetta di un proiettile vagante
affinché io potessi credere nei presagi

Io vidi la guerra ancor prima di nascere
conobbi il pianto di mia madre
e il fragore nel cuore di mio padre
prima dei canti nella culla

Vidi un arancio aspro piangere le sue arance marce
e fungere da rifugio a chi sotto i suoi rami
cercò di cancellare l’inferno dalla memoria

E mi chiedete perché non scrivo poesie sulla guerra?

A me, che ancora cerco di far tacere l’eco delle loro voci nei miei sogni

Traduzione: Gianni Darconza

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